Fattore "Aurelia"
Interessante riguardo a questo luogo è sapere che la via romana "Aurelia", via vicinale che partiva da Padova e saliva ad Asolo ed a Feltre, doveva passare per questa terra, onde si ritiene che qui, a guardia di detta via, fosse posta, come usavano i romani fare, una mansione o stazione militare, che venne poi chiamata mansio aurelia, nome che col procedere dei tempi si cambiò in Aurelia, Aurilia, Lorgna nel 1175, Lorlea nel 1221, Lorlia e finalmente con quello di Loria. Secondo altri storici il nome di Loria deriverebbe da una famiglia del luogo i "Da Loria".
Se questa mansione sorse contemporaneamente alla costruzione della via Aurelia Patavina-Tarvisiana, così chiamata dall'imperatore Marco Aurelio, è da supporre ch'essa abbia avuto sua origine tra il 169 e 180. Un primo insediamento si ebbe quindi lungo una strada romana e potrebbe risalire ai primi secoli dopo Cristo, o a prima ancora. Fino a circa l'anno 1000 non vi sono però tracce certe. Si può immaginare il territorio di Loria percorso dagli eventi comuni a tante altre della zona: dopo la caduta dell'Impero Romano; insediamenti e domini di tipo medievale con una famiglia in evidenza, i "Da Loria"; il feroce Ezzelino da Romano, poi Venezia.
Il primo documento storico che parla di una località denominata "Aurilia" è del 972. Si tratta d'una donazione dell'imperatore di Germania Ottone I in Pavia al Vescovo della città tedesca di Frisinga, comprendente la "corte" di Godego ed un vasto territorio circostante denominato "Aurilia". Posteriore a questa è l'altra memoria documentata che si ha di Bessica, la quale risale al 1152 e risultante da un privilegio di Papa Eugenio III accordato al Vescovo di Treviso, e citato dallo studioso Ughelli, il quale ci fa conoscere, come fin d'allora Bessica fosse una pieve ragguardevole, che aveva per sue pertinenze o cappelle: San Bartolomeo di Loria, Santa Giustina di Spineda, San Giorgio di Manzolino e Santa Colomba di Cassola; e che Ramon, che non viene ricordato nella storia prima del secolo XII, insieme a Villarazzo e Castione, fosse stato pertinenza del vetusto e importante Castello di Godego; che a Ramon i Conti di Camposampiero possedessero molti beni appare da un testamento del 1190.
Se questa mansione sorse contemporaneamente alla costruzione della via Aurelia Patavina-Tarvisiana, così chiamata dall'imperatore Marco Aurelio, è da supporre ch'essa abbia avuto sua origine tra il 169 e 180. Un primo insediamento si ebbe quindi lungo una strada romana e potrebbe risalire ai primi secoli dopo Cristo, o a prima ancora. Fino a circa l'anno 1000 non vi sono però tracce certe. Si può immaginare il territorio di Loria percorso dagli eventi comuni a tante altre della zona: dopo la caduta dell'Impero Romano; insediamenti e domini di tipo medievale con una famiglia in evidenza, i "Da Loria"; il feroce Ezzelino da Romano, poi Venezia.
Il primo documento storico che parla di una località denominata "Aurilia" è del 972. Si tratta d'una donazione dell'imperatore di Germania Ottone I in Pavia al Vescovo della città tedesca di Frisinga, comprendente la "corte" di Godego ed un vasto territorio circostante denominato "Aurilia". Posteriore a questa è l'altra memoria documentata che si ha di Bessica, la quale risale al 1152 e risultante da un privilegio di Papa Eugenio III accordato al Vescovo di Treviso, e citato dallo studioso Ughelli, il quale ci fa conoscere, come fin d'allora Bessica fosse una pieve ragguardevole, che aveva per sue pertinenze o cappelle: San Bartolomeo di Loria, Santa Giustina di Spineda, San Giorgio di Manzolino e Santa Colomba di Cassola; e che Ramon, che non viene ricordato nella storia prima del secolo XII, insieme a Villarazzo e Castione, fosse stato pertinenza del vetusto e importante Castello di Godego; che a Ramon i Conti di Camposampiero possedessero molti beni appare da un testamento del 1190.
Le mire degli Ezzelini e la Serenissima Repubblica.
Ezzelino il Tiranno (1194-1259)
Nei tempi
medievali quando preponderavano i feudatari, le terre della Marca Trevigiana
erano soggette a fieri e prepotenti signori. A Castione sorgeva un castello,
che apparteneva ad un nobile casato di Treviso che si diceva De Castillioni.
Anche in Loria, questo nel 1150, una nobile e ricca famiglia di Treviso
signoreggiava, i "Da Loria"; siccome questa famiglia cresceva in
potenza destò le gelosie di Ezzelino il Monaco e verso il 1200 spogliò la
famiglia Da Loria dei propri beni, la rovinò totalmente, ne distrusse le case e
ridusse Loria in villa, piccolo villaggio. Non vi ha traccia, nessun ricordo
dell'antico castello, ma a conferma della nobiltà di questa casata abbiamo il
ricordo dello studioso Bonifaccio che nella sua Istoria di Trivigi ci
dice come fra le 57 primarie famiglie di quella città contavasi la potente e
ricca dei Da Loria.
Anche la villa di Bessica appartenne ai Signori da Romano .
Nel 1223 Ezzelino il Monaco, padre di Alberico e di Ezzelino, il futuro tiranno, si ritira nel monastero di Oliero e procede alla spartizione dei beni paterni tra i due fratelli. A Ezzelino toccò, oltre a vari possedimenti, "San Zeno, Leodolum, Crespanum, Bessica, Petrafosca, Lorlia, Ramonum, Spineda".
Alla caduta del tiranno Ezzelino da Romano, abbiamo un breve periodo di libero comunale, le ville di Loria e di Bessica si reggevano a libero comune con propri merighi, sebbene dipendenti dal Distretto di Castelfranco, sino a quando nel 1339 il doge di Venezia Francesco Dandolo assegna queste ville alla podesteria di Castelfranco Veneto.
Anche la villa di Bessica appartenne ai Signori da Romano .
Nel 1223 Ezzelino il Monaco, padre di Alberico e di Ezzelino, il futuro tiranno, si ritira nel monastero di Oliero e procede alla spartizione dei beni paterni tra i due fratelli. A Ezzelino toccò, oltre a vari possedimenti, "San Zeno, Leodolum, Crespanum, Bessica, Petrafosca, Lorlia, Ramonum, Spineda".
Alla caduta del tiranno Ezzelino da Romano, abbiamo un breve periodo di libero comunale, le ville di Loria e di Bessica si reggevano a libero comune con propri merighi, sebbene dipendenti dal Distretto di Castelfranco, sino a quando nel 1339 il doge di Venezia Francesco Dandolo assegna queste ville alla podesteria di Castelfranco Veneto.
La
Repubblica di Venezia nei secoli del suo maggiore splendore, che furono il
Quattrocento ed il Cinquecento, avvolse nei suoi singolari avvenimenti tutti i
paesi che dominava, cosicché nulla emerge di speciale nelle nostre terre, le
quali godevano i benefici frutti di quel potente governo. Gli archivi non ricordano
di esse che l'ampliamento delle chiese tanto di San Bartolomeo di Loria che
della pieve di Bessica maggiore delle altre.
Con la
caduta della Serenissima Repubblica inizia un duro periodo di dominazione
straniera. Le popolazioni rurali, ancora una volta, furono private dei loro
pochi averi da requisizioni, ruberie e saccheggi.
Le dominazioni straniere.
Questi paesi
erano passati per mezzo agli avvenimenti causati dall'invasione repubblicana
francese, e successivamente nel 1797 furono assoggettati all'Austria; ma la
guerra continuata in Europa doveva ben presto ricomparire anche qui.
Il 30 marzo 1806 Napoleone aveva emanato un decreto con cui univa al Regno d'Italia tutte le province Venete. Il distretto di Castelfranco venne a formar parte del dipartimento del Bacchiglione, di cui era capoluogo Bassano del Grappa.
La sollevazione.
Fra le nuove leggi e balzelli imposti dal nuovo governo, la tassa del macinato parve insopportabile agli abitanti delle nostre ville. Gli animi si esacerbarono tanto da far nascere una vera sollevazione: "fino le donne armate di mannaie e badili dopo aver fatto macinare nei molini senza pagare, fatto dare campana a martello, si recano alla residenza del Municipio gridando 'Morte ai Francesi', invadono le stanze superiori, saccheggiano tutto, e portate le carte dell'archivio nel vicino piazzale le danno alle fiamme". Per questo fatto giunge subito a Loria una compagnia di soldati francesi proveniente da Bassano, che arriva quando la gente è raccolta per la sacra funzione in chiesa; la quale viene circondata chiamando il parroco che vogliono arrestare come supposto istigatore dei tumulti avvenuti. Nel frattempo gli abitanti di Bessica, avvertiti di quanto accadeva a Loria, si armano e corrono in aiuto dei loro vicini: si dividono in due schiere ed appiattatisi nelle macchie boscose ch'erano presso la chiesa, con alcuni colpi di fucile riescono facilmente a porre in fuga i soldati francesi, colti così all'improvviso. Unitisi poi i tumultuanti a quelli di Castello di Godego vanno in massa a Castelfranco dove nasce un conflitto.
L' emigrazione italiana, veneta, loriata.
Nella
seconda metà del secolo XIX, l'aumento della popolazione e dei bisogni
crescenti indussero alla persuasione che la terra non era in grado di
provvedere alle necessità degli abitanti dei nostri paesi. Si formò quindi in
molti il convincimento di cercare fuori il mezzo di sostentamento. E così ebbe
inizio l'emigrazione; cominciarono i giovani robusti a cercar fuori lavoro, a
passare mesi e mesi dell'anno all'estero, e guadagnato un po' di denaro
ritornavano lietamente alla famiglia ed al proprio paese natio. Era questa
l'emigrazione temporanea, utile e vantaggiosa, ma poi si manifestò anche
l'emigrazione permanente ed allora intere famiglie lasciarono il tetto nativo,
il campo da cui avevano ricavato lo scarso vitto e abbandonando tutto solcarono
il mare per sempre. L'emigrazione dei cittadini del Comune di Loria per i paesi
del Sud-America iniziò, quindi, verso il 1880 e sfociò in emigrazione di massa
nel periodo dal 1930 al 1936; oltre che nei paesi latino-americani (Brasile,
Argentina, Uruguay) anche nei pasei nord-americani e in Australia. Una seconda
grossa emigrazione si ebbe dal 1949 al 1956 verso i paesi europei, verso il
Canada e l'Australia. Moltissime di queste persone ritornarono in seguito al
loro paese.
Fino ai giorni nostri.
Le ultime
vicende storiche del territorio del Comune di Loria si intrecciano fino ai
giorni nostri con gli eventi che hanno caratterizzato la storia del Veneto e d'Italia,
a partire dalla prima guerra mondiale passando per la seconda fino ai tempi più
recenti. Gli ultimi trentanni hanno visto una trasformazione di queste terre
che non ha avuto precedenti nel resto del mondo, passando da una civiltà
prettamente contadina ad una società industriale, contribuendo col proprio
lavoro ed il proprio ingegno allo sviluppo economico del "Modello
Veneto".